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La speranza cresce insieme ai funghi
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Sono buoni. Hanno ottime proprietà nutritive. Non è difficile coltivarli. E, soprattutto, possono avere un buon mercato. Allora perché non scommettere sui funghi? Perché non avviare una coltivazione in modo da rispondere alla richiesta dei consumatori e, attraverso la creazione di microimprese, aiutare i giovani che non riescono a trovare un lavoro?
I gesuiti di Lomé (Togo) hanno dato vita a un progetto che punta alla formazione di un gruppo di ragazzi e ragazze alla coltivazione del Pleurotus Ostreatus, un fungo che cresce in Africa occidentale, per renderli economicamente indipendente. Non è stata un’impresa semplice. I primi esperimenti sono falliti. Ma né i gesuiti, né il Magis che li sostiene, né i ragazzi si sono arresi. Così quest’anno si è arrivati a un ottimo raccolto.
«L’obiettivo generale – spiegano i gesuiti di Lomé – è formare i giovani allo spirito imprenditoriale e associativo sulla base di un progetto agricolo. Abbiamo capito che i funghi potevano essere una buona risorsa e così abbiamo avviato la formazione dei giovani su questo tema. Dopo qualche difficoltà, il progetto ora si è incamminato sulla giusta strada».
Il Pleurotus Ostreatus cresce spontaneo in Africa, ma la sua raccolta è limitata alla stagione delle piogge. Allo stesso tempo c’è una forte domanda che porta molta gente ad acquistare prodotti surgelati che non hanno le stesse qualità nutritive di quelli freschi. «La coltivazione – continuano i gesuiti – permette di superare il limite della stagionalità e di fornire ai consumatori un prodotto eccellente. Non tutti sanno infatti che questi funghi sono ricchi di proteine, fibre, zuccheri, vitamine e sali minerali. Dal punto di vista medico, è provato che stimolano il funzionamento delle cellule che garantiscono le difese naturali del corpo».
La produzione si è concentrata nel quartiere Agoé-Ovest di Lomé. A portarla avanti un gruppo di giovani legati al Centro culturale Loyola dei gesuiti. Il raccolto è stato buono e ora si sta pensando di passare alla commercializzazione sul mercato locale. «La produzione – concludono i gesuiti – non esaurisce il progetto. I giovani devo organizzarsi in associazione per meglio organizzare le loro attività. Non solo, ma devono iniziare a promuovere il loro prodotto creandosi una clientela. I primi passi sono stati fatti, ma il cammino è ancora lungo…».
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